Forse di là
forse di là lo sanno
che niente vale quanto la libertà.
Era notte e tutti correvano
ma noi siamo arrivati tardi.
Il decidersi ha sempre i secondi contati.
Come fai a sapere il dopo?
Forse di là lo sanno
io, di qua, ho iniziato a passo troppo lento.
Passare il confine
all’ultimo momento
non è stato possibile
e nel tornare indietro ci hanno presi.
Portati in stanze e corti
e minacciati,
col fiato corto
per la paura d’esser compressi
in quei vagoni che vanno via in orario,
ci chiedevamo: “ora, che facciamo?”.
La faccia sua, io, me la ricordo
e il coraggio che ha avuto in quel momento,
eravamo pronti al riconoscimento,
quando ha chiesto al traduttore di mandare
il supervisore a prender documenti
per mettere in atto quel che aveva in mente.
Appena il tenente sparisce alla nostra vista
in riga e a passi lunghi e ben distesi
il Puecher ci dà l’ordine di marcia
e unito il gruppo muto segue e avanza,
lui senza indugio guarda anche la guardia
e saluta con un cenno militare
chi avrebbe dovuto intimarci l’ALT,
ma non l’ha fatto.
Nel volto io l’ho visto che si è chiesto:
“Ma questi, dove vanno e chi li manda?
Ma sembra che eseguano un comando,
chi sono io per dire loro no?”
Appena l’ultimo di noi varca la soglia
Giancarlo urla VIA! e ride forte.
Ci siam trovati insieme giù da una riva
dove la ferrovia correva verso Como.
Come abbia fatto a esser così scaltro
io non lo so, ma io ero solo “l’altro”
e lui è quello che ha salvato tutti tranne sé.
L’han preso mesi dopo a Ponte Lambro
e l’hanno ucciso a Erba una mattina
“Viva l’Italia” tutti ricordano che ha urlato,
ma quel che mi ripeto senza fiato
è che da solo, lì, davanti al suo plotone,
lui li ha abbracciati stretti uno ad uno
e piano ha sussurrato
“ti perdono”.
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